Bloccato uno scavo clandestino nel Salento
Chi come noi raccoglie notizie di archeologia subacquea ha quasi sempre il gradito compito di riferire di affascinanti scoperte e belle sorprese.
Capita, però, anche di dover raccontare cose meno piacevoli; la notizia del giorno, ad esempio, battuta dall'ADNKronos e pubblicata su diversi quotidiani, è una "scoperta" che ha ben poco di affascinante: nelle splendide acque salentine, infatti, a una profondità di tutto rispetto, si parla di 50 metri, i Carabinieri hanno individuato nei giorni scorsi due razziatori di relitti con le mani nel sacco; i due stavano tranquillamente sventrando il carico di una antica nave oneraria, sottraendo anfore greco-italiche databili a un periodo compreso tra il III e il II secolo avanti Cristo.
Trentotto esemplari di anfore dello stesso tipo sono stati rinvenuti in un garage, di proprietà di uno dei due predoni, mentre altri quindici erano sul fondo, già staccati dal resto del carico e pronti per essere portati via.
Il fatto, oltre a lasciare l'amaro in bocca, ci spinge ad una riflessione: i progressi della subacquea e anche la sua diffusione su larga scala hanno ormai reso facile preda dei razziatori anche quei relitti che sembravano maggiormente protetti dalla profondità. Inutile dire che un relitto, come un qualsiasi sito archeologico, è un contesto unico, e che la sua distruzione è un danno irreparabile.
Non si può abbassare la guardia: la difesa del patrimonio deve e dovrà essere negli anni a venire una priorità del nostro paese.
In alcuni post precedenti ci eravamo rallegrati del fatto che una mentalità nuova sembrava nascere nei confronti dei reperti subacquei. Evidentemente, la strada da compiere è ancora molto lunga.
Michele Stefanile
Capita, però, anche di dover raccontare cose meno piacevoli; la notizia del giorno, ad esempio, battuta dall'ADNKronos e pubblicata su diversi quotidiani, è una "scoperta" che ha ben poco di affascinante: nelle splendide acque salentine, infatti, a una profondità di tutto rispetto, si parla di 50 metri, i Carabinieri hanno individuato nei giorni scorsi due razziatori di relitti con le mani nel sacco; i due stavano tranquillamente sventrando il carico di una antica nave oneraria, sottraendo anfore greco-italiche databili a un periodo compreso tra il III e il II secolo avanti Cristo.
Trentotto esemplari di anfore dello stesso tipo sono stati rinvenuti in un garage, di proprietà di uno dei due predoni, mentre altri quindici erano sul fondo, già staccati dal resto del carico e pronti per essere portati via.
Il fatto, oltre a lasciare l'amaro in bocca, ci spinge ad una riflessione: i progressi della subacquea e anche la sua diffusione su larga scala hanno ormai reso facile preda dei razziatori anche quei relitti che sembravano maggiormente protetti dalla profondità. Inutile dire che un relitto, come un qualsiasi sito archeologico, è un contesto unico, e che la sua distruzione è un danno irreparabile.
Non si può abbassare la guardia: la difesa del patrimonio deve e dovrà essere negli anni a venire una priorità del nostro paese.
In alcuni post precedenti ci eravamo rallegrati del fatto che una mentalità nuova sembrava nascere nei confronti dei reperti subacquei. Evidentemente, la strada da compiere è ancora molto lunga.
Michele Stefanile
ciao michele...mi aggiravo tra siti di archeologia subacquea in cerca di informazioni per la mia tesi sulle anfore africane nei relitti dell'adriatico quando sono finita qui! si vede che la tua passione per l'archeologia subacquea è grande...sto iniziando ad appassionarmi anch'io, è troppo affascinante..continua così!ciao ciao Beatrice
RispondiElimina