La Convenzione dell'UNESCO per il patrimonio culturale sommerso


Come annunciato su queste pagine agli inizi di ottobre, l'Italia ha finalmente ratificato la Convenzione dell'UNESCO per il patrimonio culturale sommerso.
Il testo, redatto a Parigi nel 2001 da una commissione che comprendeva anche autorevoli esperti italiani, era entrato in vigore soltanto pochi mesi fa, al raggiungimento della soglia minima di stati firmatari. L'Italia ha atteso ancora del tempo, firmando la carta solamente nei giorni scorsi: si supera così l'imbarazzante ritardo di un paese depositario di uno dei più importanti patrimoni culturali subacquei del mondo, coinvolto in prima linea nella nascita dell'archeologia subacquea eppure completamente disinteressato, al momento di impegnarsi sul piano internazionale per la tutela e la promozione del passato sommerso. Un paese che ha fatto sue molte delle linee guida della Convenzione nella propria legislazione, ma che ha atteso un'infinità di tempo per apporre la firma.
Formazione, lavoro, musealizzazione, proprietà dei relitti: il testo di Parigi approfondisce molti aspetti cruciali dell'archeologia subacquea.
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