Anfore sulla barca di un diving center, scatta la denuncia


Sono stati denunciati due individui che trasportavano a bordo della loro imbarcazione sei anfore databili tra il IV e il V secolo d.C. e appartenenti al relitto di Cala Reale, uno dei più interessanti congiunti archeologici visibili sui fondali dell'Asinara, in Sardegna. Ad essere colti sul fatto, durante un normale controllo della Guardia Costiera di Porto Torres, non dei comuni subacquei, ma personale di un diving center, uno dei tanti centri d'immersione che accompagnano i sub nelle acque italiane. 
Il sequestro dei reperti, la denuncia  dei responsabili e le perquisizioni svolte nelle loro case e nella sede del diving (all'interno della quale sono stati rinvenuti altri materiali archeologici di provenienza sottomarina), così come la consueta celerità ed efficienza delle Autorità non bastano a mitigare la gravità dell'accaduto: il personale dei centri d'immersione, dal gestore ai tanti collaboratori e divemaster, attraverso i quali passa la gran parte dei sub ricreativi italiani e stranieri, ha nelle proprie mani le "chiavi" dei nostri fondali, e il compito preciso di fornire e diffondere un esempio di tutela e rispetto del patrimonio, biologico come archeologico. Molti dei progetti di valorizzazione dei siti sommersi sia sul territorio nazionale che all'estero si basano sulla creazione di un rapporto virtuoso con i diving center, primi e principali fruitori di queste risorse, e sulla loro responsabilizzazione; esempi positivi si vedono un po' ovunque, dalla Sicilia, alla Campania, alle isole Pontine, alla stessa Sardegna, ma  episodi come quello verificatosi all'Asinara compromettono gli sforzi di tanti, mettendo in cattiva luce la categoria e frustrando l'impegno di chi, da una parte e dall'altra, cerca di sviluppare una gestione corretta del patrimonio sommerso.

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