La tecnica della trilaterazione in archeologia subacquea

Le tecniche dell'archeologia subacquea in linea di massima non si differenziano molto da quelle dell'archeologia di terra; si può affermare, anzi, che in linea di principio, uno scavo sottomarino si conduce nello stesso modo di uno scavo all'asciutto: in acqua si procede con scavi stratigrafici, documentazione accurata, saggi, misurazioni, rilievi etc etc. Naturalmente il contesto di lavoro così radicalmente diverso da quello di un normale scavo su terra pone problemi e limitazioni di diversa entità, che richiedono soluzioni e approcci evidentemente differenti.
In questo primo post dedicato alle tecniche che vengono impiegate in un cantiere subacqueo, tratteremo della trilaterazione, un principio semplicissimo attuato quando si ha la necessità di posizionare un punto all'interno dell'area di indagine. Il principio è lo stesso che si adotta nei cantieri all'asciutto.
Qui di seguito troverete un articolo dell'amico Paulo Marin, dell'Università delle Hawaii. La traduzione è mia, ma potete trovare il testo originale qui (http://hawaiianatolls.org/research/June2006/trilateration_in_archaeology.php).

Nella sezione Video troverete invece un breve filmato in inglese con la dimostrazione pratica della tecnica. Lo trovate qui ( http://underwaterarchaeologyvideos.blogspot.com/2008/06/la-tecnica-della-trilaterazione-in.html ).

LA TRILATERAZIONE IN ARCHEOLOGIA SUBACQUEA
(By Paulo Maurin, University of Hawaii and Dena Deck, Alumni NOAA Teacher-at-Sea, Bellflower Unified School District Teacher)

Nell'archeologia subacquea, come nel mercato immobiliare, tutto dipende dalla posizione. Così come nelle città usiamo le strade per localizzare le case, quando studiano un relitto, gli archeologi subacquei utilizzano un metodo chiamato "trilaterazione". Il Dr. Hans Van Tilburg, Coordinatore del Programma per il Patrimonio Marittimo dell'Area delle Isole Pacifiche, spiega "la trilaterazione è la tecnica che usiamo per registrare la precisa posizione di reperti, e la loro distribuzione sul sito di un relitto. E' un metodo relativamente facile per i subacquei per mappare questi artefatti sul fondo". Un relitto, un pò come un incidente automobilistico, è il prodotto di un evento violento. E una volta che la nave è sul fondo del mare, il legno inizia a decomporsi e il metallo a ossidarsi. I resti di una nave vengono sparpagliati dalle correnti e colonizzati dagli organismi marini. Ci vogliono molti anni, a volte centinaia, prima che questi resti tornino alla luce. Un relitto navale non assomiglia più al suo aspetto originale, mentre molti pezzi vengono trovati lontani dalla struttura originale, e altri ancora non vengono più trovati. Come si possono posizionare tutti questi resti?
Si inizia prima di tutto con una linea di base. Una linea di base è una linea temporanea, un riferimento per la posizione di tutti i reperti nelle vicinanze. Consiste di una cinta metrica (il comune metro a rollina) fissato sul fondo del mare vicino al relitto. Una volta che questa linea è fissata, delle altre cinte metriche vengono usate per misurare la distanza da ogni manufatto. Per oggetti entro 3 metri si può usare una sola cinta, fissata ad angolo retto in modo da essere perfettamente perpendicolare rispetto alla linea di base. Per oggetti che si trovano a una distanza maggiore, si usano due cinte, che inizino da due punti differenti della linea di base e che vadano a formare un triangolo. Questo triangolo potrà poi essere riportato su carta, registrando la posizione di ogni manufatto con precisione. Per oggetti piccoli è richiesto un solo punto di riferimento (un triangolo). Per oggetti più grandi, come un'ancora, si usano due punti di riferimento per dare un'idea delle dimensioni e dell'orientamento dell'oggetto. Per ogni linea del triangolo, la distanza tra oggetto e linea di base è misurata e registrata sott'acqua su carta idrorepellente. Alla fine dell'immersione, tutte le misure e i disegni sono combinate su un unico diagramma del relitto. [...] Trovare, posizionare, misurare, disegnare. Può sembrare abbastanza semplice, ma quando si lavora con un gruppo di persone sott'acqua, la comunicazione è limitata. [...] Il Dr. Van Tilburg nota come "[...] quando fai queste cose all'asciutto, sembrano molto semplici, ma quando vai in acqua, come si sa, le difficoltà raddoppiano".


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