Archeologia subacquea in Argentina: quasi 2000 i relitti finora censiti


Con oltre 4700 km di sviluppo costiero, l'Argentina ha certamente molto da presentare sulla scena dell'archeologia subacquea mondiale. Per il grande Paese sudamericano, al centro di intensi traffici navali almeno a partire dal XVII secolo, infatti, è lecito supporre le presenza di centinaia di relitti. 
Gli specialisti del Programma di Archeologia Subacquea (PROAS) dell'INAPL (Instituto Nacional de Antropologia y Pensamiento Latinoamericano) hanno iniziato a creare un registro dei naufragi documentati, sulla base dei dati di archivio, dei registri navali della Marina e delle segnalazioni di pescatori e sub. La lista conta per ora 1900 voci, ma si tratta di una stima approssimata per difetto. Come era prevedibile, la gran parte dei relitti si concentra sul fondo e all'uscita del largo estuario del Rio de la Plata, porta d'accesso per Argentina e Uruguay, con i grandi porti di Buenos Aires e Montevideo, certamente uno dei punti più trafficati nel corso di secoli di navigazioni in America Meridionale; i bassi fondali e le pericolose secche, unite al forte pampero che soffia nella regione hanno causato una lunga serie di incidenti, quasi sempre molto ben documentati; una seconda area di dispersione con una densità molto alta di imbarcazioni naufragate è invece quella patagonica, intorno alle frastagliate coste della Terra del Fuoco e al difficile passaggio di Capo Horn: venti fortissimi, alte coste rocciose prive di ripari, isolette semisommerse che appaiono e scompaiono fra le ondate dei due Oceani che si incontrano hanno mietuto migliaia di vite umane e lasciato sui fondali un'impressionante quantità di navi.
Il relitto più antico finora documentato è quello del veliero olandese Hoorn che, partito insieme alla Endracht in cerca di un'alternativa all'insidioso Stretto di Magallanes sulla via del Pacifico, venne divorato da un incendio, nel 1615. Sul luogo gli archeologi, argentini e olandesi, del progetto Hoorn, hanno rinvenuto ceramica, piombo fuso, chiodi e pietre di zavorra.
Il relitto maggiormente investigato è invece quello della corvetta britannica Swift, affondata nel 1770 mentre era in rotta per le isole Falkland. Gli archeologi sono riusciti a studiare e pubblicare, pur con fondi molto limitati, l'interessante giacimento, nel quale furono trovati anche resti umani, e in breve tempo hanno portato a termine l'allestimento di un museo tematico.
L'archeologia subacquea in Argentina ha una storia finora molto breve, ma ha un grande futuro dinanzi a sé: il Paese ha ratificato la Convenzione UNESCO del 2001 per il Patrimonio Culturale Sommerso, ed è oggi in prima linea nella diffusione di conoscenze e nella lotta contro i cacciatori di tesori, che hanno da sempre approfittato delle limitate risorse e dello scarso interesse politico finora dimostrato dai Paesi sudamericani nei confronti del patrimonio subacqueo per saccheggiare decine di navi affondate.



Commenti

Post più popolari