La Cina pronta a varare una nave per la ricerca archeologica subacquea
Prenderà il mare entro la fine del 2013 la prima nave cinese per la ricerca archeologica sottomarina. L'imbarcazione, che sarà lunga 56 metri e larga 4,8, per una stazza di 860 tonnellate, è stata progettata nel centro di ricerca 701 della China Shipbuilding Industry Corporation, ed è attualmente in costruzione nei cantieri Changhang Dongfeng di Chongqing.
Grazie al design moderno, alle elevate dotazioni tecnologiche e al sistema di propulsione elettrico, la nuova nave sarà in grado di operare con efficienza, e a costi contenuti, lungo gli oltre 18.000 km di sviluppo costiero del gigante asiatico e fino alle più lontane isole del Mar Cinese Meridionale, consentendo di accrescere la conoscenza di un patrimonio archeologico subacqueo potenzialmente molto considerevole, ma per grandissima parte ancora da conoscere: in alcuni periodo della sua storia, intervallati da fasi di chiusura, la Cina intrattenne intensissime relazioni marittime di cui il centinaio di relitti finora individuati costituisce probabilmente soltanto un esiguo riflesso.
Pechino mostra oggi di voler fare sul serio, e di voler porre fine al saccheggio indiscriminato dei propri reperti ad opera di cacciatori di tesori e pirati senza scrupoli. Per gli archeologi del SACH, il centro nazionale che si occupa del patrimonio, è probabilmente ancora bruciante il ricordo del 1986, quando il cacciatore di relitti Mike Hatcher individuò un carico di porcellane del XVIII secolo nelle acque di Nanking e riuscì a portar tutto sui tavoli d'asta di Christie's, ad Amsterdam; gli scienziati asiatici, resisi conto della cosa, volarono in Europa per cercare di ricomprare almeno parte del carico ed evitare che si disperdesse fra i privati, ma con i circa 30.000 dollari messi loro a disposizione da un ancor debole governo cinese, non riuscirono a far valere il loro diritto di prelazione, faticosamente conquistato, su nessun lotto: 238.000 pezzi di porcellana cinese, recuperati dal fondo del Mar della Cina, dalle stive di una nave olandese, fruttarono al britannico Hatcher oltre 20 milioni di dollari. Parte di quel denaro fu reinvestito in progetti successivi, tra i quali quello che nel 1999 portò alla scoperta del relitto di Tek Sing, con oltre 1.000.000 di pezzi di porcellana: 365.000 furono recuperati e venduti all'asta per circa 30 milioni di dollari; oltre 600.000, si disse, furono distrutti per non inondare il mercato e mantenere alti i prezzi.
Il centro di archeologia subacquea cinese, che nacque sull'onda dello shock del 1986, e ha fatto per anni i conti con un budget limitato, oggi, supportato da un governo forte e sempre più ricco, è in grado di investire oltre 12 milioni di dollari nel progetto di una nave da ricerca. Per i razziatori degli abissi la riserva di caccia da oggi è decisamente più piccola.
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