Francia, un nuovo percorso archeologico subacqueo (ricostruito) in Bretagna
Iniziano a diffondersi un po' ovunque i percorsi archeologici subacquei, itinerari concepiti appositamente per i sub in ossequio a uno dei capisaldi della Convenzione UNESCO del 2001 per la protezione del patrimonio culturale subacqueo, il principio della conservazione in situ.
Dall'Italia, alla Francia, alla Spagna, a numerosi altri Paesi, diversi siti sommersi accolgono già da anni visitatori in muta e pinne, che esplorano relitti e strutture antiche, tra pesci e alghe marine.
A volte si sono collegati lungo linee arbitrarie anche reperti sporadici, di epoche e contesti diversi, in una rappresentazione istruttiva della varietà del paesaggio culturale subacqueo.
In qualche caso, poi, ci si è spinti ancora oltre, arrivando a creare percorsi del tutto 'artificiali' restituendo al mare anfore e materiali recuperati negli anni Sessanta e Settanta, da tempo studiati e documentati, e finiti nei magazzini di Musei e istituzioni di tutela (è il caso, per esempio, delle anfore del Grand Congloué, ripescate da Cousteau tra il 1954 e il 1957 e risistemate in acqua nei calanchi marsigliesi nel 2010).
Un nuovo percorso di questo tipo si è appena aggiunto alla lista: nell'anse du Stole, in Bretagna, a pochi chilometri dall'uscita del porto di Lorient, sono state ricollocate in acqua quattro grosse ancore ottocentesche, recuperate quattro anni fa a oltre 180 km di distanza, nella baia di Saint Malo. I reperti, disposti sul fondale a una profondità massima di 9 metri (che si ridurranno a 3 nei minimi di marea, qui particolarmente forte), sono da ieri accessibili a sub e apneisti, e intendono ricreare la situazione tipica dei porti bretoni nel XVIII e XIX secolo, quando grandi ancore venivano lasciate nelle baie per fungere da corpi morti.
Si tratta dunque di un sito totalmente artificiale pur se realizzato con reperti originali: oggetti compatibili con il contesto, ma provenienti da un sito lontano. Per i responsabili del progetto dell'Adramar, l'Association pour le développement de la recherche en archéologie maritime di Saint Malo, che collabora con il DRASSM nella creazione dell'atlante archeologico subacqueo dell'Arc Atlantique,
« Si risponde a una richiesta dell'Unesco di rendere accessibile, ma nel suo elemento e non nei musei, il patrimonio marino; il sito di Saint-Malo [già inaugurato lo scorso anno] è stato visitato da 3000 persone, attraverso i diving della zona. In questo caso il sito è d'accesso ancor più semplice: bastano maschera, snorkel e pinne. L'ideale per sub alle prime armi. Ed è anche un modo di desacralizzare l'oggetto archeologico, di toccarlo, fotografarlo; di sviluppare sogni »
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