Addio a Sebastiano Tusa, gigante dell'archeologia subacquea

Ha perso la vita nel tragico schianto del volo ET302 di Ethiopian Airlines, a pochi minuti dal decollo dall'aeroporto di Addis Abeba, l'archeologo Sebastiano Tusa, Assessore ai Beni Culturali e già Soprintendente del Mare della Regione Siciliana. 

Tusa, palermitano classe 1952, figlio e padre di archeologi, è stato una delle figure più rappresentative dell'archeologia subacquea siciliana, italiana e mondiale, e una delle personalità più attive nel campo. Formatosi come preistorico e orientalista, protagonista tra il '72 e l'85 di missioni in Pakistan, Iraq, Iran e India, poi docente universitario, ispettore archeologo e infine dirigente nell'amministrazione regionale siciliana, è stato autore di oltre 700 contributi scientifici e di decine di eccezionali scoperte.  

Più di ogni altra cosa, però, è stato un instancabile costruttore di idee: tra i protagonisti del gruppo che ha redatto la Convenzione UNESCO del 2001 per la Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo, è stato presente in praticamente tutti i grandi appuntamenti dell'archeologia subacquea negli ultimi venticinque anni, partecipando a missioni dalla Libia, al Kenya, al Giappone, e creando, nella sua Sicilia, la prima, e finora unica Soprintendenza del Mare: una struttura amministrativa complessa e ambiziosa, divenuta rapidamente un modello di riferimento per le amministrazioni di diversi Paesi, in grado di censire in pochi anni il ricchissimo patrimonio culturale subacqueo siciliano, e di raccontarlo, con un impegno fuori dal comune, tanto al mondo della scienza quanto al grande pubblico e alla società civile. La sua lungimiranza, la capacità di dialogare con i colleghi come con il vasto gruppo degli appassionati, l'apertura verso i giovani e verso l'innovazione avevano trovato concretezza nella Soprintendenza palermitana, trasformando un'istituzione regionale in un grande polo di diffusione e scambio di saperi a livello internazionale.

Il recente impegno nella Giunta Regionale siciliana aveva coronato una carriera ricca di soddisfazioni e stava gettando i semi per altre proficue innovazioni nel campo della gestione del Patrimonio Culturale. La sua fine, mentre si recava a un meeting UNESCO a Malindi, per discutere di archeologia subacquea, è arrivata il 10 marzo, nel giorno di quella Battaglia delle Egadi tra Romani e Cartaginesi del 241 a.C. che proprio grazie al suo impegno era tornata alla ribalta, con la scoperta tra Levanzo e Favignana di rostri, elmi e armi navali


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